Gli ionici e il problema dell’Archè


I primi a ricercare il principio originario alla base della 
molteplicità dei fenomeni, una causa prima, unitaria e immutabile, 
da cui derivano tutte le cose furono gli ionici, i pensatori della scuola di Mileto;

I primi filosofi, affascinati dallo spettacolo dei fenomeni naturali, cercano una risposta razionale a domande di questo tenore: 

- Qual è l’origine dell’universo? 
- Come si spiega la vita sulla terra? 
- Perché le cose sono cose come sono e accadono come accadono?

Coloro che inaugurano questo nuovo stile di pensiero sono Talete, Anassimandro e Anassimene, tutti e tre di Mileto; di loro non abbiamo molte informazioni. Vedi biografia
Essi sono i primi agrimensori, geografi e tecnici dell’Occidente; ma a loro va soprattutto il merito di essersi interrogati per primi sulla natura multiforme e mutevole del mondo e di aver individuato una causa, un principio originario (in greco Archè) da cui tutte le cose derivano.

L’Archè rappresenta sia la materia di cui sono fatte le cose, sia la forza che le ha generate, sia la legge divina ed eterna che le governa e le rende intellegibili all’uomo.

Talete: l’acqua come principio originario

Talete pensava che il principio primordiale fosse l’acqua, sulla base dell’osservazione e del buon senso che mostrano come ogni cosa vivente sia intrisa di questa sostanza. Probabilmente l’esperienza originaria dell’acqua a cui Talete fa riferimento è quella del parto, dato che il neonato viene alla luce “rompendo le acque” che lo hanno accolto per nove mesi. Una descrizione verosimile di quello che Talete doveva immaginare dell’universo è la seguente: all’inizio esisteva solo il grande oceano, da cui si è sviluppata la vita; successivamente si sono originati la terra e corpi celesti. Il mondo, come un disco piatto o un’enorme zattera, fluttua sulle acque del mare. L’acqua è, pertanto, l’elemento fondamentale, ossia il principio di tutte le cose, e tutte le cose vi faranno ritorno quando periranno.

Anassimandro: l’àpeiron come fondamento del reale

Anassimandro parla di àperion perché ritiene che il principio da cui derivano tutte le cose non possa identificarsi con una di esse, ma debba essere una sostanza indistinta.
Secondo Anassimandro la nascita delle cose avviene quando dalla base comune e indistinta (l’infinito) si distaccano i contrari (ad esempio il caldo e il freddo, il leggero e il pesante, il giorno e la notte…).
Il processo di nascita è, dunque, un processo di separazione e differenziazione delle cose determinato da un movimento incessante
(Le cose derivano per separazione dei contrari)

Anassimene: l’aria come principio delle cose

Egli identificava il principio primo con l’aria o “respiro”, paragonando la vita dell’universo alla vita dell’uomo: “come l’anima nostra, che aria, ci sostiene, così il soffio e l’aria circondano il mondo intero.” Attribuisce al principio primo i caratteri dell’infinità e del movimento incessante: l’aria è la forza che anima il mondo e il principio di ogni mutamento. La trasformazione e generazione delle cose è spiegata dal filosofo attraverso i processi di condensazione e rarefazione: quando infatti l’aria viene a rarefarsi diventa fuoco; quando si condensa diventa progressivamente vento, nuvola, acqua, terra e pietra.
L’universo che si costituisce grazie a questo processo è destinato a dissolversi nel principio originario per poi tornare a rigenerarsi da esso in un ciclo di vita, morte e rinascita destinato a durare in eterno.